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Il Piccione Viaggiatore - Pensando a Boccaccio

Risposta alla lettera prima

Da un`idea della Direzione Artistica della dante Genk, a cura di Alice Lenaz, in collaborazione con la scrittrice Manù Blanca.

Eivissa, Spagna

31 gennaio 2022

Cara Ali,

sono riuscita a contenere la voglia impaziente di aprire subito la tua lettera non appena riconosciuta la rotondità della tua inconfondibile calligrafia. La sorpresa che non fosse la solita pubblicità o (peggio ancora!) l'ennesima bolletta ha mosso veloci le gambe verso la mia spiaggia nella sua ora più delicata e calma, quando la notte evapora e il giorno si compone. Nel breve tragitto fino alla sabbia ti immaginavo nel tuo studio, intenta a seguire la Musa con le dita sporche di carboncino e la solita espressione seria e concentrata che mi ha sempre fatto sorridere... ed è lì che ti trovo, questa volta sulla scia obliqua d'inchiostro del taccuino di tuo padre, che la Dea, si sa, ama essere cercata e scorta in ognidove dai suoi fedeli. Ti vedo mentre sfogli lenta le pagine ingiallite custodite da cuoio e laccio, attenta al significato celato dietro ogni tratto di penna, al messaggio sottile mimetizzato da semplice annotazione. Eh sì, cara amica, di certo hai colto l'aggancio sottinteso dell'antico che si fa moderno, come le favole da bambino che divengono lezioni da adulto. Che sia questo il filo a cui tuo papà pensava mentre entrava nelle stanze del palazzotto sulle colline fiorentine dove Boccaccio rilega i suoi cantastorie? Impossibile non notare l'estrema somiglianza di circostanza e sentimento con i giorni nostri; oggi, come allora, la paura ed il dolore dominano gli animi, rendendoli deboli e malati come o forse più dei corpi. Eppure, anche nello scenario più disperato e buio, Boccaccio riconosce il sentiero che la Musa ha illuminato per lui, in direzione opposta alla tragicità e alla pesantezza dell'ambiente. Ed è così che la sua opera più famosa, vecchia di secoli, ringiovanisce la visione di quel tempo e del nostro tempo con la leggerezza delle risa e la spensieratezza dei movimenti, antidoti alla sofferenza.

La stessa vibrazione l'ho percepita quando altri artisti si sono cimentati nella rivisitazione dei suoi versi, primo fra tutti Pasolini con il suo film del 1971, che sostituisce le colline verdi di Firenze con i vicoli stretti di Napoli e i signorotti toscani con il popolo partenopeo, mantenendo intatto il vigore e l'autenticità dell'opera. Credo, anzi, che per questioni di storicità, Pasolini sia riuscito a far emergere e a dare forma a quell'amore crudo e vero, capace di esprimere l'esistenza senza decifrarla, che Boccaccio lascia solo respirare tra le sue pagine. La veracità delle scene e la concitazione dei racconti arrivano senza mezze misure nella volontà di realizzare un cinema gaio e vitalistico attraverso un'opera intrisa di fattore umano.

E come non citare il Boccaccio moderno, Dario Fo, che, affascinato dalla geniale mente dell'autore toscano, ne esalta il riconoscimento tardivo della sua epoca, ancora immatura per apprezzare l'innovazione boccaccesca, nel suo "Il Boccaccio riveduto e scorretto" (2011), con l'intento di confermare un successo che ha atteso decenni per essere riconosciuto. Sarà proprio questa l'ultima opera del drammaturgo, attore, scrittore e artista a tutto tondo lombardo che parla del corrispondente toscano in questi termini: "Mi piacciono le figure che rischiano e che inventano linguaggi". Fo ne riconosce la grandezza cristallina che rivoluziona la letteratura e trasforma radicalmente il teatro, cosa che il mondo lettarario del '300 non ha saputo o voluto apprezzare, rilegandolo a semplice giullare.

È proprio in età moderna che Boccaccio continua a trovare soddisfazione, con Aldo Busi, per esempio, che riscrive le novelle in chiave più contemporanea, usando un linguaggio odierno, quotidiano, più fruibile, a suo dire, all'uomo di oggi. Tante sono le critiche mosse nei confronti di una scelta stilistica che per alcuni deturpa e dissacra quasi la poeticità dell'italiano trecentesco. Vero è che solo un provocatore come Busi poteva cimentarsi nell'impresa di tradurre non solo le parole, ma anche di alleggerire il testo da quello che per l'uomo moderno è pesante e di difficile comprensione. Se il fine giustifica i mezzi, c'è da riconoscergli il merito di aver tentato di avvicinare un mostro sacro della letteratura italiana al pubblico del XXI secolo, seppur con una certa libertà non sempre apprezzata dai letterati più classici.

Altri autori hanno preso ispirazione dall'idea del nostro toscano, (strascico della rivoluzione letteraria di cui è stato

fomentatore) ricolorando le novelle con toni moderni, come nel "Nuovo Decameron" (2021), scritto proprio durante la nostra di pandemia da sette scrittrici e tre scrittori italiani che sperimentano una versione alternativa dell'opera. Interessante la personalizzazione delle novelle da parte di scrittori così diversi fra loro. Alcune restano fedeli alle originali con pochi dettagli differenti, come l'uso del dialetto umbro al posto del fiorentino di Barbara Alberti; altre, invece, vengono del tutto stravolte nella trama, inserendo figure nuove e cambiando i finali, un modo nuovo e originale di apprezzare ancora una volta il Decameron.

E se pensi che Boccaccio non si possa adattare anche in chiave ironica, ti stupirò con un libro arrivato in dono da un amico qualche mese fa che subito mi ha riportato a te e al tuo gattone rosso, compagno di una vita, per l'immagine di copertina e per la decima voce narrante che è proprio un gatto Rosso!

"Il cielo stellato fa le fusa" scritto da Chiara Francini, scrittrice e attrice, è divertente e vivace, ambientato nel 2020 in piena pandemia: quattro ragazze, quattro ragazzi e una governante si ritrovano per un weekend di cucina e cultura e saranno costretti a una convivenza più lunga del previsto in un casolare di campagna. Per far passare il tempo, iniziano ogni giorno a raccontare una storia ciascuno su temi diversi, oltre ad una in più raccontata dal punto di vista, appunto, del gattone rosso di casa. Un gioco che diventa poi un'occasione per conoscere gli altri e migliorarsi attraverso le storie cantate, ma soprattutto un valido modo per affrontare la "nuova" realtà del mondo che li circonda. Ed è qui che trovo risposta alla tua domanda: nella reazione creativa, nell'inventiva, nel movimento di cuore e mente che mantiene vivi nonostante avversità oggettive che però sono solo esterne e che, se davvero vogliamo, possono trasformarsi in nuove opportunità di crescita.

Con questo pensiero, ti porto a passeggiare con i piedi nell'acqua salata, scortata dal suono dei gabbiani e avvolta dal profumo dei pini.

Manú




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