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Il Piccione Viaggiatore - Parole, Porte e Strade

Risposta alla lettera quarta

Da un`idea della Direzione Artistica della dante Genk, a cura di Alice Lenaz, in collaborazione con la scrittrice Manù Blanca.

Parole, Porte e Strade

Cara Ali,

sono seduta nella terrazza del nuovo locale a pochi giorni dall’inaugurazione. È forse il primo momento in cui mi fermo a sedere per più di dieci minuti dopo intense settimane, colme di preparativi e emozione. Ti sembrerà impossibile detto proprio da me, ma fatico a trovare le parole per descriverti la mole di sensazioni variegate e sentimenti bizzarri che ha invaso le ore, rendendole veloci e sfuggenti. L’arrivo del piccione è stata la scusa perfetta per prendere fiato e accorgermi che quello che era solo un’idea, un pensiero fino a qualche mese fa, oggi è realtà, materia, creazione. Ho percorso a ritroso i ricordi per raggiungere le prime parole che hanno fatto da ponte tra il pensiero e l’azione; il primo vero seme di ogni progetto è sì nel pensiero, ma inizia a prendere forma nel mondo col suono che accompagna la sua descrizione. Non ricordo precisamente quali siano state, ma sono certa di quale sia stata l’intenzione, adesso materializzata di fronte ai miei occhi! Se dovessi usare una parola, sceglierei “Incanto” per definire la sensazione che produce al centro del mio petto, non in senso magico, ma inteso per ciò che significa letteralmente, “in – canto”, canto interiore, la percezione netta e precisa della gioia che canta dentro. Quando poi si riproduce verso l’esterno, le parole espandono il loro potere creativo, come fece Dio durante la creazione del mondo: pronunciando i nomi delle cose per poterle creare. Se fossimo coscienti di quanto potere è racchiuso non solo nel significato, ma soprattutto nella vibrazione di ogni singola parola, dell’effetto che può produrre la sua eco anche a distanze incredibili, forse porremmo più attenzione a come e a cosa si dice e le parole inutili per riempire silenzi diventerebbero ineluttabilmente...inutili!

Sai bene quanto mi appassioni scoprire le verità a mia maniera, osservare al di là dell’apparente realtà, indagare l’origine per scorgere i molteplici riflessi di cui si compone. Credo sia stato questo desiderio di ricerca a scatenare la passione per la lettura e la scrittura, non solo nella mia/nostra lingua madre, ma anche in quelle di adozione e proprio confrontando autori italiani tradotti in altri linguaggi per me stranieri mi hanno colpito più le affinità che le differenze tra le varie lingue. E in fondo, come dici tu, se il suono è l’originale fonte da cui tutto ha preso vita, è facile pensare che esista una melodia che le riunisce in un unico, universale linguaggio, comprensibile al di là delle regole grammaticali di ognuna.

Di certo, il nostro amato Igor Sibaldi, scrittore e traduttore di lingue antiche, rientra a pieno titolo tra gli autori che mi hanno insegnato a leggere oltre le parole stampate. La cura che investe in ogni sua espressione verbale e scritta deriva da una profonda padronanza della lingua madre, della sua origine meticcia, delle sue radici che si stendono forti senza perdersi nella notte dei tempi. Seguendole, si snoda un viaggio temporalmente infinito che scava in terre lontane e tra modi di vita apparantemente distanti da cui le parole che oggi conosciamo si sono forgiate e espanse in significati diversi. Qualunque sia l’argomento in questione, Sibaldi non dimentica mai l’importanza di intendere pienamente il senso delle parole al di fuori dell’uso comune, raffrontando il significato odierno con lo specchio delle sue derivazioni più antiche e così facendo le parole aprono a nuovi mondi e a nuove connessioni. Uno dei suoi testi che più mi ha assorbito e impegnato si intitola “ Gli Angeli Maestri”, un viaggio che si si estende tra i canali misteriosi di uno dei simboli più famosi del mondo: l’ Albero della Vita, la mappa del Regno dei Cieli. Nell’intento di accompagnare se stesso e il lettore, Sibaldi ricostruisce l’origine di questa idea da cui derivano Qabbalah e Angelologia cristiana, analizza con parole antiche le istruzioni cifrate del percorso, traducendole in linguaggio moderno senza perderne l’essenza. L’ho letto più volte per poter cogliere l’intricato collegamento tra aspetti così lontani e provare a risalire l’Albero della Vita per scoprire il suo tesoro sulla vetta. Uno dei canali fondamentali, il più esteso della mappa è proprio quello della parola, identificato con la lettera “D” nella mappa, simbolo dell’andare oltre e iniziale di ‘dabar’(‘parola’ e ‘cosa’ in ebraico), lo stesso di ‘porta’ e di ‘strada’: “le parole sono porte e strade che si aprono” - così scrive Igor - “ogni volta che parliamo, ad altri o nel nostro pensiero, noi facciamo esistere ciò che nominiamo… La parola ti traccia la via, apre le porte, al di là della portata di tutte le tue forze. Il linguaggio è il ponte tra il pensabile e l’impensabile , tra il conoscibile e quello che tanti credono inconoscibile”.

E se devo dirla tutta, è questa la sensazione che provo quando scrivo, quella di essere guidata dalle parole verso la creazione di ciò ancora non esiste e che si modella sillaba dopo sillaba. Credo sia lo stesso che provi tu quando segui le linee sottili del tuo pennello.

Dopo aver scoperto il potere assoluto della parole e la funzione divina del loro suono mi viene difficile rispondere con certezza alla tua domanda, ma ci provo. Ecco alcune delle mie parole preferite, per più di un motivo: perdono, emergere, comprendere, dondolo, ma anche lo siento, encantar, corazón.

Un beso, cariño!

Tua Manú




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