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UNA LUCE PIENA DI GRAZIA

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Raffaello Sanzio, La Madonna del cardellino, 1506

Non potrei desiderare una luce migliore.

Ora che ho trovato il coraggio di dipingere i tuoi occhi, per il colore che davvero brillano, puoi volgerli diritti nei mei. Il tuo viso ben lo conosco. Lo spazio luminoso della tua mente s`irradia sulla fronte perfetta, che`mai nulla della tua essenza e`in ombra. Gli zigomi che divengono guance, senza che se ne comprenda con chiarezza la divisione, come petali di rose d`inverno sul marmo bianco. La corona preziosa dei fili d`oro ed ebano che ti fanno da cornice, il sorriso socchiuso delle labbra senza sangue e le tue mani che,  quando non congiunte, sempre si posano su spalle nude, consolando la pelle e il respiro.

Guarda ai miei occhi, Madre, che gia`molte volte ti ho dipinto le palpebre. Le fermavo sempre nel momento del sollievo, quando le tue ciglia incontravano  l`Amore nudo che avevi in braccio. Guarda me, dal dritto ora, che`la mia tavolozza non ha fine e su di lei, impastati, trovano posto tutti i colori del mondo.

 

:” Ho posato per secoli e secoli. Ho veduto il mio volto ritratto mutar di forme e colori. Sono stata giovanissima, consenziente ma impaurita, sono stata dolorante e sollevata, sono stata adulta e poi antica…sono stata sola, nell`umanita`del mio cuore, le schegge di legno nella pelle. Ora forse, caro figlio, potrai farmi semplicemente completa, ora che non serve che ti appaia come in sogno, perche`la forma della mia esistenza e`la stessa che hai anche tu.”

Avevo 8 anni appena, quando ti ho persa la prima volta. Un bel simbolo certo, una forma perpetua, ma come numero non raccimola che poche unita`. Ricordo bene, il cuore tra i denti, il respiro a brevi bocconi e il sonno come unico sollievo. Un attimo prima della notte fonda, un attimo dopo il risveglio, di nuovo il petto in fiamme. Per il resto dei miei anni, ogni 10 respiri, mi usciva dalla gola un fiato piu`debole, li`dove ti ho sempre trattenuta. Ho iniziato a dipingerti che` non potevo piu` aspettare di poter ripetere ancora la parola piu`dolce…Madre.

:” Non temere, mai a nessuno nei secoli, e`sfuggita la tua nostalgia di me, di lei. Lei che con il poco tempo che ha diviso con te ha saputo insegnarti il tocco docile dell`amore piu`intenso. Lei, Magia, che si tiro`dietro anche il tuo babbo, appena tre anni dopo, che`di piu`, lui, non poteva aspettare. Ma questo e`un passato antico, nell`ora di ora, che non ha tempo, non v`e `piu`nostalgia, solo riunione e pace.”

Tu sei stata il mio acquilone. Sul tuo velo teso al vento il mio nome si e`posato. E`volato sulle teste della storia, ripetuto nella ricerca delle similitudini che accostavano la mia pittura, e il tuo volto, alla pura bellezza. Qui ti ritraggo senza materia, il pensiero e`sufficiente ad imprimere le forme sulle nuvole…laggiu`ho dovuto sfumarti, spinto a cercare nuove tecniche, capaci di sottolineare la differenza tra la seta, luminosa e brillante di olio di lino, e la tua carne, piu`opaca e con meno dettagli, che il Sole che splende si fatica a guardare.

Ho calpestato le ceramiche dei palazzi perugini, ho ascoltato l`eco dei miei tacchi sui marmi in Vaticano, ho persino tentato di ricostruire le pietre della Roma antica, per lo meno sulla carta…Ma e`stato il tuo volto a farmi sopravvivere al giorno della mia morte.

:” Non sei il primo Mestro che conferisce al mio viso tale potere. Siete tutti in errore. Nessuno di voi mi ha veduta davvero, se non qui. Laggiu`ognuno dipingeva se` stesso, declinato all`amore puro, che e`la mia traduzione nei vostri animi. Ti sono stata accanto, questo si, ma non ti ho mai protetto. Non e`compito mio, la cura, mia puo`essere solo la compagnia. Le soluzioni sono da sempre affar vostro. Non ti ho neppure insegnato l`umilta`, quella la conoscevi da solo. L`hai sempre frapposta tra il tuo e gli altri nomi del tuo tempo, che`il destino ti ha fatto pittore nel bouquet dei giganti della tua storia. Neppure avendone le ragioni ti sei mai gonfiato di orgoglio.”

Eppure io ti ho vista, in quella notte di brividi e labbra secche, stavi per meta`nell`ombra di quell`unica candela. Ti ho vista, mi sorridevi.

:” Mai nulla della mia presenza e`in ombra, lo hai detto anche tu…Non ero io, caro pittore, era Magia quella. E`venuta lei a sollevarti. Ha scelto per quel momento lo stesso giorno della tua nascita. Voleva spezzare l`incantesimo che ti faceva temere di morire. Avevi forse paura il giorno prima di nascere? Questo dovevi imparare, questo e`venuta ad insegnarti.

Ti guardero`negli occhi, ancora per un`eternita`, per lo stesso tempo che laggiu`ancora ti evocheranno, per sempre. Tu impara ad esserne orgoglioso, accetta il tuo talento e non aver la voglia di metterlo in ombra, lo vedi, quassu`…quanto e`bella questa luce?”

Alice Claudia Lenaz

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