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DANTE: IL SOMMO POP IDOL

Ex Libris Sara Boero

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Finissime terzine incatenate di endecasillabi, una qualità poetica immortale e un’opera che anche nelle tematiche è diventata il più importante “monumento letterario” di un paese culturalmente prolifico come l’Italia. Eppure, la Divina Commedia non sarebbe forse diventata “Divina” (nella definizione che ne diede per primo Giovanni Boccaccio) se a monte non fosse stata “Commedia”.

Per la sua opera più grandiosa Dante (che oltre a essere un cittadino politicamente impegnato e un letterato è anche un raffinato teorico della lingua) abbandona il latino e abbraccia il volgare. E nemmeno un volgare sempre “alto”: la Divina Commedia è ricca di scelte lessicali popolari, dialettali, colorite - e anche per questo memorabili. Una lingua viva per un’opera che nelle intenzioni dell’autore doveva essere altrettanto viva: viaggiare con le sue gambe, venire letta, raccontata, apprezzata non solo dalle élite.

Una scelta che si rivelerà oculata dal punto di vista editoriale: la Divina Commedia è tuttora, a 700 anni dalla morte del suo autore (che a conti fatti si è “etternato” piuttosto bene), una delle opere più lette e studiate del mondo. Ma soprattutto, forse la più presente e sedimentata nell’immaginario collettivo Occidentale dopo la Bibbia.

Il capolavoro di Dante ha scavato un solco profondo e il suo successo ha influenzato in modo significativo sia opere tradizionalmente considerate appartenenti a una cultura “alta” che innumerevoli prodotti della cultura di massa. Non si contano le trasposizioni cinematografiche, le riletture teatrali (come le performance di Benigni, solo per citare le più note a livello internazionale), gli strumenti di interpretazione critica, i romanzi liberamente ispirati (tra cui bestseller moderni come quelli di Dan Brown), gli adattamenti a fumetti (come quello molto amato apparso su Topolino).

Ma anche prodotti d’intrattenimento lontanissimi, nella messa in scena e nello spirito, dall’opera originale: si pensi a videogiochi come Dante’s Inferno e Devil May Cry, o alla rilettura “infernale” di un manga come Devilman di Gō Nagai. E se l’Inferno resta sicuramente la cantica più citata nella cultura popolare, la montagna del Purgatorio di Dante è stata in grado di insinuarsi nell’immaginario cattolico, ridisegnando le geografie dell’espiazione e ispirando a sua volta opere di enorme successo. Come il cult movie Seven del 1995: il serial killer immaginato da David Fincher uccide prendendo spunto dalle cornici del Purgatorio dantesco.

Per tornare in Italia, il troppo poco citato Era calendimaggio di Angela Nanetti restituisce un Dante umano, filtrato anche attraverso gli occhi di una donna importante della sua vita a cui non sono stati dedicati poemi immortali: Gemma Donati, sua moglie. E la Divina Commedia non smette, nel 2021, di affascinare e trovare strade diverse per incontrare le nuove generazioni: la make up artist padovana Erika Marin, ad esempio, sul suo canale YouTube propone elaborati trucchi ispirati ai gironi infernali.

Dante per l’Italia è Patrimonio: è la testa sulla nostra moneta da due euro, e l’Uomo Vitruviano  di Leonardo lo osserva rimanendo un passo indietro. Botticelli e il Colosseo si sono fermati ai centesimi. Ma Dante è anche il perfetto testimonial per un noto brand di olio da cucina.

L’alto e il basso, la testa e la pancia, il cielo e le viscere della Terra: il Sommo Pop Idol è sopravvissuto al Medioevo, al Rinascimento, all’Illuminismo, al Romanticismo e ai disastri del Novecento, approdando nel XXI Secolo con l’alloro ben diritto sul capo. E lasciandoci un insegnamento importante, una sfida che chiunque si occupi di cultura e di divulgazione dovrebbe sentirsi chiamato a raccogliere: l’arte è per tutti.

In una società che ancora perde la parrucca e solleva un polverone per la foto di un’influencer agli Uffizi, dobbiamo chiederci perché chi è in possesso di strumenti culturali sia spesso così avaro e restio nel condividerli con le masse.

Il cambiamento è un atto rivoluzionario di apertura e generosità. E Dante lo dimostra da 700 anni.

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